giovedì 28 ottobre 2010

Omeopatia elettronica


Il Dr. Kramer[1], riprendendo gli studi sul Test dei Medicamenti, fatta dal Dr.Voll, riuscì ad evidenziare come l’irradiazione del medicinale omeopatico potesse essere valutata in termini di radiazione elettromagnetica, simile alle onde radio, trasmessa a distanza da metalli particolari che hanno funzione di antenna.
Il Dr. Morell[2], nel corso dei propri studi, eseguì un test di medicamenti omeopatici su pazienti ai quali era stato inoculato un medicamento omeopatico sottocute: prelevando un campione di sangue del paziente subito dopo l’inoculazione, mise in evidenza che si era modificato il valore della V.E.S., precedentemente registrato. Ciò significava che, poichè un rimedio iniettato sottocute impiega almeno venti minuti prima di diffondersi nell’organismo ed iniziare la sua azione, doveva essere presa in considerazione un’altra spiegazione al fenomeno.
Le riflessioni su queste osservazioni portarono Morell a ritenere che le radiazioni dei medicinali omeopatici si comportino come onde radio e, come tali possano essere rilevate, modulate, trasmesse ed inserite in un circuito elettromagnetico di cui facesse parte il paziente.
Nel 1974 l’Ing. Rasche, amico e collaboratore di Morell, riuscì a costruire una ricetrasmittente per i medicinali, la Test Sender-Empfänger o T.S.E., che trasmetteva le oscillazioni elettromagnetiche dei medicinali da testare ad un apparecchio ricevente MORA ed otteneva come risposta il cambiamento dei valori energetici del paziente, precedentemente registrati.
La differenza principale che esiste tra il farmaco preparato omeopaticamente e quello allopatico è che mentre il primo, in diluizione superiore alla D23 agisce solo attraverso le sue frequenze elettromagnetiche, il medicinale allopatico agisce chimicamente ed in minima parte elettromagneticamente.
Il rimedio omeopatico determina, per queste caratteristiche, reazioni biochimiche che dipendono dalle risposte cellulari alle frequenze somministrate dalle apparecchiature e recepite attraverso il fenomeno di risonanza.
Ogni rimedio agisce in un determinato ambito di frequenze e potenze identiche di rimedi diversi si trovano nel medesimo ambito di frequenze.
Una diluizione del rimedio pari a D6 lavora in un campo di frequenze di circa 300Hz; una diluizione D12 lavora in un campo di frequenze intorno a 1.000Hz, una diluizione D200 si trova in un range intorno a 10.000 Hz.


[1] Meletani S.: Mora terapia. Teoria e pratica. Guna Editore, Milano, 1990, pagg. 1-6.  
[2] Morell F.:  Terapia Mora. Le oscillazioni dei colori e del paziente. Ipsa Editore, Palermo, 1990.

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