mercoledì 20 ottobre 2010

Omeopatia


L’Omeopatia[1] nasce ad opera di Samuel F. Hahnemann (1755-1843): con la sua sperimentazione, culminata nella pubblicazione del suo testo fondamentale, Organon[2], egli enunciava i principi di una Nuova Scienza che ha avuto una funzione di stimolo nel periodo compreso tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo, ed ha messo in evidenza gli aspetti “negativi” della pratica medica (oppio, purganti, salassi, etc.).
L’Omeopatia è un metodo terapeutico clinico basato sull’utilizzo di dosi deboli o infinitesimali di sostanze medicamentose ed ha come obiettivo il ristabilire l’equilibrio del paziente per poter arrivare alla vera guarigione: non si tratta quindi di controllare e sopprimere i sintomi, come avviene in allopatia.
I principi fondamentali dell’omeopatia sono rappresentati da: dosi infinitesimali, similitudine, totalità.
Per ciò che riguarda il principio delle dosi infinitesimali, è stato osservato che dosi molto basse di una sostanza tossica somministrate ad un soggetto intossicato da dosi ponderali della stessa sostanza tossica, determinano un miglioramento delle condizioni cliniche.
Infatti, una sostanza tossica può guarire, se somministrata a dosaggi molto bassi: solo la dose, pertanto, determina l’effetto tossico o terapeutico (Sola dosis fecit venenum, Paracelso,1439).
A dosi infinitesimali una sostanza agisce stimolando la reattività del paziente: è la “vis medicatrix naturae” Medicus curat, natura sanat.
In relazione al principio di specificità, si osserva che dosi molto basse possono essere usate solo in presenza di elevata specificità. Se la descrizione del rimedio nella Materia Medica e quadro sintomatologico del paziente non coincidono esattamente, il rimedio non funziona; Se il rimedio non è il simillimum, non si hanno effetti terapeutici.
Il principio di similitudine (1789) è, pertanto, il vero principio fondamentale dell’omeopatia: “Similia similibus curantur”.
Per trattare omeopaticamente un malato è necessario stabilire una similitudine tra il suo quadro sintomatologico ed il quadro tossicologico provocato sperimentalmente in un soggetto sano da una certa sostanza. L'intossicazione con dosi subponderali (patogenesia) è in grado di evocare anche numerosi sintomi psichici, riscontrando il legame tra psiche e soma.
L’uomo, quindi, è considerato nella sua totalita’, nell’insieme costituito da corpo-mente-anima ed i sintomi sono considerati nel loro insieme: ogni patologia, anche se localizzata in un organo, è l’espressione dello squilibrio dell’intera persona.
Per quel che riguarda la preparazione del rimedio omeopatico, occorre distinguere tre fasi: FASE I, in cui si considera la sostanza di partenza (ceppo omeopatico); FASE II, in cui si prepara la tintura madre (T.M.); FASE III, in cui si realizzano la diluizione e la dinamizzazione.
FASE I: il ceppo omeopatico può essere di origine vegetale (pianta intera o parti), animale (animale intero o secrezioni), oppure minerale (utilizzando elementi puri - oro, elementi composti -  nitrato d’argento,  composti di origine naturale come il natrum muriaticum - guscio d’ostrica, miscele originali - hepar sulfur), oppure sostanze chimiche di sintesi (phenobarbital, streptomicyn), ceppi bioterapici o nosodi, come colture di microbi (staphylococcinum), secrezioni patologiche (pertussinum), tessuti animali ammalati (antracinum), o ancora, ceppi isoterapici di tipo auto-isoterapici (secrezioni del paziente), o ceppi etero-isoterapici (polvere di casa).
FASE II: la Tintura Madre TM deriva per preparazione da: ceppo vegetale (pianta selvatica colta da non oltre 48 ore), facendo attenzione al taglio, alla disidratazione ed alla pesatura.
La macerazione a freddo per 15-20 giorni, in soluzione idroalcolica con alcool a 90°, con un rapporto pianta/soluzione di 1:10 il titolo alcolico. In finale deve essere 65° + 5°, in relazione all’estrattività. Ad es.: da 100 gr di pianta secca si ottengono 1000 g di T.M.
Successivamente si procede alla decantazione e, quindi alla filtrazione.
La Tintura Madre deriva per preparazione da ceppo animale e si procede con macerazione in miscela idro-alcoolica in rapporto 1:20. Se il ceppo minerale, si prepara con triturazione per l’insolubilità del ceppo minerale. In un mortaio a si aggiungono: 1 parte di minerale e 99 parti di lattosio puro, si tritura per 20 minuti ed al termine si ottiene la I dispersione centesimale (1 T); allo stesso modo si preparano la 2 T e la 3 T; dopo la 3T i minerali sono solubili nella soluzione idro-alcoolica.
Nel 4° passaggio, 1 parte di 3T viene disciolta in 99 parti di alcool a 30°, ottenendo la 4CH.
FASE III: diluizione e dinamizzazione.
Si possono  preparare le centesimali hahnemanniane, CH (5CH=100 =1/100  =1/10.000.000.000), in flaconi separati, con un rapporto soluto (T.M.) / solvente (alcool 70°)=1:100. 
La dinamizzazione è rappresentata da 100 succussioni per passaggio.
Le decimali hahnemanniane, DH (D 10=10  =1/10  =1/10.000.000.000), in flaconi separati, con un rapporto soluto (T.M.) / solvente (alcool 70°) =1:10.
La dinamizzazione è rappresentata da 10 succussioni per passaggio.
Per la preparazione delle korsakoviane, K, si utilizza un flacone unico e si procede con progressivi svuotamenti/riempimenti del flacone. La soluzione che rimane adesa alle pareti del flacone svuotato è considerata come unitaria. In questa preparazione, il rapporto soluto (T.M.) / solvente (alcool 70°) =1:100.
La dinamizzazione è rappresentata da 100 succussioni per passaggio.
Per la preparazione a flusso continuo, FC. Si fa passare una corrente continua di solvente in uno speciale recipiente che contiene in partenza la T.M.
Si calcola un passaggio di diluizione centesimale ogni volta che il recipiente è attraversato da una quantità di solvente pari a  4, 6 volte il suo volume.
Mentre il recipiente viene attraversato dalla corrente di solvente, contemporaneamente avviene la succussione.
Per la preparazione delle 50 millesimali, Ø/KM o LM, si utilizzano: 6LM, 12LM, 15 LM, 30LM e 60LM, preparati “al globulo” e non “alla goccia”.
Nella 1ª fase (3 passaggi), si effettua la triturazione con lattosio; nella 2ª fase (4° passaggio), si prepara una diluizione idro-alcolica (T.M. : 0.063 g di T3 in 500 gtt di acqua e alcool). Nella 3ª fase si utilizza 1 goccia di T.M. per impregnare 500 globuli. Nella 4ª fase si giunge alla preparazione cinquantamillesimale, 1LM: 1 globulo è sciolto in una soluzione di 99 gocce di alcool e 1 goccia di acqua con 100 succussioni.
Nelle fasi successive una goccia di questa soluzione è utilizzata per impregnare altri 500 globuli e così di seguito si preparano le successive diluizioni.
Per la preparazione di capsule potenziate, CH/P, si procede nel seguente modo: in un blister sono presenti 40 capsule contenenti globuli impregnati con un rimedio a diluizione fissa ma a dinamizzazione crescente. Si utlilizzano gocce potenziabili in cui il rimedio è contenuto, diluito, in una soluzione idro-alcoolica. Il paziente agita il flacone prima di ogni assunzione; il macerato glicerico, MG/1 DH, che non è un rimedio omeopatico, ottenuto facendo macerare la gemma in glicerina. Dopo filtrazione si diluisce 1:10 con un miscuglio di acqua/alcol/glicerina.
Il preparato placebo in omeopatia è quello corrispondente alla 35 K: questa è la sigla con cui è convenzionalmente indicato.



Le forme farmaceutiche dell’Omeopatia Classica corrispondono ai granuli (tubo granuli di 0.05 gr, costituiti da nucleo centrale di saccarosio ricoperto di lattosio, impregnato della diluizione omeopatica, ai globuli (tubo dose di 0.005 gr.); capsule gelatinose contenenti globuli; gocce: soluzione idro-alcolica al 30% circa; supposte di glicerina come veicolo del rimedio; fiale orali contenenti una soluzione idro-alcolica al 15%  oppure soluzione fisiologica, oppure acqua bidistillata; compresse: costitute da lattosio e Mg Stearato; colliri costituiti da soluzione fisiologica o acqua bidistillata, pomate contenenti varie formulazioni; ovuli con gelatina come veicolo del rimedio.
Come si può constatare, nel preparato omeopatico, la presenza di una sostanza rilevabile chimicamente è possibile soltanto nelle basse diluizioni; infatti partendo da una tintura madre, man mano che si procede nelle preparazioni centesimali, si osserva la riduzione del quantitativo della molecola chimica.
Per: 1 CH= 1/100=D2=[10 ­²  ]X [10 ²³  ]= [10²¹  ]
11 CH= D22=[10­²²    ]X [10 ²³ ]= [10¹] cioè 10 molecole
12 CH= D24=[10­24 ]X [10 ²³ ]= [10 ­¹ ]: a questa concentrazione non esistono più molecole.
Infatti 6.02 X 10 ²³ dà  per approssimazione 10 ²³, il numero di Avogadro che rappresenta il confine tra presenza e assenza di molecole nel rimedio.
Negli studi clinici fatti osservando i pazienti, nel corso degli anni, si è potuto constatare che le basse diluizioni, come una 5CH mostrano la loro efficacia sul  livello fisico, su tessuti ed organi. Una media diluizione, ad esempio una 30CH agisce a livello organico, controllando le funzioni metaboliche.
Alte Diluizioni, come una 200CH, XM o K, agiscono a livello mentale, su manifestazioni di tipo psicoemozionali, considerate cause della malattia.
La scelta delle diluizioni è così definita:  per patologie acute, si utilizzano basse e medie diluizioni. Per patologie croniche, trattamento del terreno, uso dei rimedi di fondo, in genere si utilizzano alte ed altissime    diluizioni.
I gradi di diluizione e dinamizzazione (potenze) sono considerate: basse, dalla D8 alla D30, dalla CH 7 alla CH9, fino alla 1000 K e fino alla 9/LM.
Si considerano medie potenze, quelle dalla D3 alla D6, dalla CH 1 alla CH6, fino alla 200 K e fino alla 6 /LM.
Le alte  potenze sono quelle dalla D30 alla D200, dalla CH 15 alla CH30, dalla 10.000 K, dalla 30 /LM.
Altissime potenze sono dalla D200 alla D1000, le CH 200-M, CH-XM, CH-… etc., quelle oltre 10.000 K e le 60 /LM.

La posologia delle diverse diluizioni è diversa, a seconda della diluizione e potenza considerate: per un’azione veloce ma fugace, si utilizzano una preparazione 5 CH, 30 CH, con dosi frequenti (5 granuli) per tempi limitati. Per un’azione lenta e profonda, si usano diluizioni a 200CH, XM, K come unica dose (monodose).
Si utilizza anche una somministrazione a potenze crescenti (ascending potencies), nella successione: 7CH, 9CH, 15CH, 30CH, 200K, MK, XM, FC considerando 1 dose ogni 7/10 giorni.
Nella terapia omeopatica è importante il riconoscimento e somministrazione del rimedio costituzionale che rappresenta il capostipite di una famiglia di rimedi.
Ogni rimedio costituzionale o Calcaree inquadra i relativi nosodi distesici: Psorinum, Medorrhinum, Tubercolinum, Luesinum ed i rimedi costituzionali complementari o di fondo.
Ad ogni costituzione corrispondono anche i rimedi sintomatici, che svolgono la loro azione in maniera diretta e circoscritta verso un sintomo, e che risultano più efficaci se usati nel tipo costituzionale giusto.
Spesso il rimedio di fondo è sufficiente a risolvere la sintomatologia sindromica.
L’omeopatia conferisce un’importanza notevole alla nozione di terreno (sicosi, psora, tubercolinismo, luesinismo, cancerismo), che ha caratteristiche particolari tali da poter identificare la costituzione e la reattività del paziente: in tal modo si offre l’opportunità di avere risultati terapeutici caratterizzati da una maggiore durata e stabilità nel tempo.
Il terreno viene quasi del tutto dimenticato dalla medicina ufficiale, che si limita a trattare la funzione o l’organo interessato, con risultati transitori di breve durata e facile tendenza alla recidiva”.[3]
Così scriveva Hahnemann: “Scopo principale ed unico del medico è di rendere sani i malati (§1)...egli è pure un igienista, se conosce le cause che disturbano la salute e determinano e mantengono le malattie e sa da esse preservare l’uomo sano. (§ 4)
Nello stato di salute dell’uomo la forza vitale, domina in modo assoluto e dinamico il corpo materiale (organismo) e tiene tutte le parti in armonia. (§ 9)
Quando l’uomo si ammala in principio è perturbata soltanto questa forza vitale…presente ovunque nell’organismo, dall’azione dinamica di qualche agente patogeno.” (§ 11)
La guarigione, per Hahnemann, rappresentava la reale scomparsa di tutta la sintomatologia clinica e dei segni della malattia con la restitutio ad integrum del principio vitale, condizione necessaria per il ritorno dello stato di salute dell’organismo.
Il medico, attraverso i sintomi, segni manifesti dell’affezione, deve osservare, riconoscere e definire la malattia e lo stato morboso patologico: tali segnali rappresentano l’indicazione per la scelta corretta del rimedio terapeutico.
Per Hahnemann, ogni terapia che soffochi i sintomi, come accade per la terapia allopatica che è prevalentemente sintomatica, lasciando latente la noxa patogena, crea apparentemente la risoluzione della patologia: sintomi e disagio psico-fisico possono riemergere in grado più forte.
Il solo metodo omeopatico è, per Hahnemann, l’unico che agisce non solo contro la totalità dei sintomi patologici, ma è anche rivolto alla causa d’insorgenza della malattia ed alle circostanze concomitanti.
Fra tutti i medicamenti, conosciuti per le alterazioni dimostrate nello stato dell’uomo sano, il rimedio omeopatico ha la forza e proprietà di produrre ad arte lo stato di malattia più simile al caso di malattia da curare (§ 24).
Un’affezione dinamica debole viene, nell’organismo vivente, duraturamente cancellata da un’affezione più forte, se questa, differendo per qualità, le è assai simile nella sua manifestazione (§ 26)”.
Nasce, così, il principio enunciato da Hahnemann del “similia similibus curantur” o legge della similitudine omeopatica e della sensibilità della risposta organica alle micro-dosi omeopatiche capaci di debellare la malattia.
Hahnemann contrappone la medicina delle dosi infinitesimali ottenuta attraverso i processi di diluizione e dinamizzazione di una sostanza farmacologicamente attiva e testata su pazienti sensibili, alla medicina delle dosi ponderali
Alla quantità crescente di materia, oppone le qualità energetiche, la quintessenza della materia, al fine di rendere la sostanza non tossica per l’organismo ma al tempo stesso capace di liberare quelle caratteristiche terapeutiche, ad essa specifiche, capaci di indurre una guarigione completa ed il ritorno ad uno stato di salute e di benessere psico-fisico”.[4]
Il livello di azione del rimedio omeopatico cambia a seconda del grado di diluizione, con risoluzione sintomatologia prima e restitutio ad integrum, al termine della terapia.
Le basse diluizioni agiscono sulla sintomatologia localizzata, le diluizioni intermedie  hanno effetti sulla sintomatologia generalizzata e le diluizioni altissime operano sull’aspetto psichico della sintomatologia.




[1] Vannier L.: La tipologia omeopatica e le sue applicazioni. Prototipi e metatipi. I temperamenti. Edizioni Red, Como, 1976.
Kent J.T.: Materia Medica. Lezioni classiche su 179 rimedi essenziali dell’omeopatia. Edizioni Red, Como, 1983.
Tétau M.: La materia medica omeopatica clinica e associazioni bioterapiche. IPSA Editore, Palermo, 1994.
Schroyens F., a cura di: Synthesis. Repertorium Homeopathicum Syntheticum. Homeopathic Book Publishers, London, 1998.
[2] Hanhemann S.F.: Omeopatia. Organon dell’arte del guarire. Edizioni SARVA, Imola (BO), 1997.
Hanhemann S.F.: Saggio su un nuovo principio. Guna editore, Milano, 1994.

[3] De Vicienti R.: Aspetti bioetici della medicina solistica integrata. Cenni di agopuntura e medicina omeopatica. Da Trattato di Bioetica, a cura di Bellino F. Levante Editori, Bari, 1992, pag. 135.
[4] Gallo M.L.: op.cit., pag. 24.

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